30 Ottobre 2024
Mani del papà disposte a cuore che contengono quelle della madre sempre disposte a cuore all'interno delle quali ci sono i piedini del figlio

La dimensione simbolica della genitorialità

Foto della Dott.ssa Giulia Miglietta


A cura della 
Dott.ssa Giulia Miglietta 

Psicologa - Psicoterapeuta ad orientamento psicodinamico socio-costruttivista 

Taviano (Lecce) 

 

Prendersi cura di, e quindi maturare il desiderio generativo, è uno degli stadi della crescita umana che non presuppone solo la nascita di un figlio reale ma è uno spazio mentale e relazionale dentro il quale convergono una pluralità di aspetti quali la storia affettiva, i legami di attaccamento, il mondo fantasmatico, il narcisismo, il sentirsi parte di una storia, la propria differenziazione sessuale, la capacità di vivere relazioni pluridinamiche e non solo duali, il rapporto con le regole e con il sociale, la capacità di contenere gli stati emotivi, la capacità di cambiare, del sentirsi indispensabile e nello stesso tempo il bisogno di essere pensato da qualcuno.

La genitorialità rappresenta una funzione autonoma e processuale, il momento evolutivo più maturo della dinamica affettiva in cui convergono tutte le esperienze, le rappresentazioni, i ricordi, le convinzioni e i desideri del passato, del presente e del futuro. Tale dimensione incorpora in sé aspetti individuali, relativi alla nostra idea - in parte conscia e in parte inconscia - di come un genitore deve essere, sia aspetti di coppia, relazionali, relativi a come i partner debbano assolvere questo specifico ruolo e compito.

Le diverse funzioni genitoriali evidenziano la complessità del costrutto, presupponendo un insieme di funzioni dinamiche e relazionali che rappresentano gli aspetti evolutivi del percorso maturativo di una persona. Il termine “genitorialità” è apparso alquanto recentemente nel linguaggio psicoanalitico, e pur identificando l'etimologia nella parola genitore, ovvero “colui che genera”, di fatto viene utilizzato per indicare il processo attraverso il quale si diventa genitore da un punto di vista psichico. Parallelamente la parola funzione rinvia a qualsiasi attività dell'organismo che concorra alla preservazione della vita individuale e alla conservazione della specie (Galimberti, Dizionario di Psicologia); possiamo quindi intendere la funzione genitoriale come quel lavoro psichico che un genitore mette in campo nell'incontro con un figlio reale con la finalità di sostenerne lo sviluppo della sua vita fisica e psichica.

Vestitini di neonati rosa e celeste uno a fianco all'altroNella società contemporanea diventare genitori rappresenta probabilmente il nodale rito di passaggio all'età adulta. A. Giannakoulas (psichiatra di origine greca, socio Ordinario della Società Britannica di Psicoanalisi) sostiene che la vita amorosa dell'uomo si sviluppa attraverso delle fasi quali l'innamoramento, l'amore, il concepimento, la nascita, la genitorialità; il passaggio dall' una all'altra può prevedere una condizione di crisi e di necessaria elaborazione, indispensabile per sostenere il cambiamento evolutivo. Infatti, la trasformazione dalla coniugalità a due alla fase genitoriale prevede un disinvestimento delle precedenti forme e modalità della coppia stessa. Se nell'innamoramento "l'assoluto è l'essere nell'Altro e con l'Altro”, nella genitorialità è l'essere del bambino a diventare centrale. Ciò comporta una modificazione importante del mondo rappresentativo e comunicativo della coppia.

La coppia può pensare al suo divenire a partire da ciò che essa è già, dalle potenzialità reali del Sé e dell'Altro, tenendo presente che la nascita si radica nel passato, in quello che già c’è. Il principale compito evolutivo, nella genitorialità, lo si rintraccia nell'accettazione del "non-me" e della realtà dell'Altro. Possiamo già parlare dell'assunzione dell'identità genitoriale nel momento stesso in cui la coppia inizia a fantasticare intorno "all'idea del figlio"; al contrario un grande maestro quale D. Winnicott sosteneva che il mestiere di genitore è qualcosa che la coppia inizia per gioco potendo solo successivamente coglierne le difficoltà.

Il tipo di legame che i due componenti della coppia sono stati capaci di costruire - tra bisogni di fusione e di differenziazione - prima dell' arrivo del figlio può giocare un ruolo significativo sul modo in cui questo ultimo verrà accolto. Si tratta di effettuare l'iscrizione del neonato nella storia familiare passata e attuale. Tuttavia, la motivazione alla procreatività è una componente significativa per entrambi i sessi e la fantasia di avere un bambino appare molto precocemente nella vita del soggetto come fantasia di autogenerazione. D. Houze (psichiatra e psicoanalista francese, specializzata nella psicoanalisi dei bambini.) ha individuato tre dimensioni della genitorialità che si collocano a diversi livelli di esperienza, non dissociabili l'uno dall'altro:

  • Esercizio della genitorialità;
  • Esperienza della genitorialità;
  • Pratica della genitorialità.

L’Esercizio della genitorialità rimanda all'aspetto fondante l'esercizio giuridico di un diritto, dove i legami di parentela costituiscono un insieme genealogico al quale ciascun membro appartiene con diritti e doveri ed è organizzato attraverso regole di trasmissione. Dal punto di vista psicoanalitico lo studio della trasmissione tra generazioni ha dato conto e ragione della complessità dei processi dinamici all'opera che si inscrivono in una relazione e in una storia.

Il secondo livello denominato Esperienza della genitorialità si riferisce a quella dimensione soggettiva conscia/inconscia di autopercepirsi genitori e di far proprie le funzioni genitoriali, in cui sono rilevanti due aspetti: il desiderio di figlio e la transizione verso la genitorialità. La transizione per lo più si colloca ad avvenuta risoluzione del complesso edipico, introduce al tema del narcisismo e dell'investimento narcisistico sul figlio, in cui la funzione genitoriale porta con sé una trasformazione dell'identità con la possibilità di un rimaneggiamento delle identificazioni con le proprie figure parentali. [Si ricorda che per Freud l'amore dei genitori per i loro figli è di natura prevalentemente narcisistica; Egli afferma che "il bambino deve appagare i sogni e i desideri irrealizzati dei suoi genitori. L'amore parentale, così commovente e infondo così infantile, non è altro che il narcisismo dei genitori tornato a nuova vita". In altre parole i genitori si attendono che il figlio possa offrire loro l'opportunità di rivivere il loro essere stati bambini e la loro relazione con i propri genitori. Un rivivere che permetterebbe su un piano fantasmatico di riunire quanto di già realizzato c'è stato ma soprattutto quanto è rimasto insaturo della loro infanzia].

La fantasia intorno al figlio accompagna la coppia nell'attesa della nascita e permette di attivare quel complesso processo di affiliazione grazie alle rispettive fantasie, attese, proiezioni, ricordi di sé da bambini. Le identificazioni proiettive genitoriali giocano un ruolo cruciale nel processo di investimento genitoriale del bambino, in cui le normali identificazioni proiettive sono di solito sostituite dal riconoscimento delle caratteristiche originali del bambino.

Dunque la genitorialità è un processo identificatorio, le cui basi inconsce si fissano nei primi anni di vita e si organizzano dal momento in cui si declina il complesso edipico. Tuttavia i derivati preconsci di questi processi identificatori emergono verso l'adolescenza e si rimodellano nell'età adulta, in particolare con la nascita del primo figlio. Di fatto l'evento trasformativo e traumatico della nascita di un figlio permette la riattivazione interna di stati affettivi specifici della propria infanzia, che danno la possibilità di una rivisitazione delle problematiche conflittuali intrapsichiche.

Il terzo livello chiamato Pratica genitoriale rimanda a tutto il discorso sulle cure materne/genitoriali e su come lo sviluppo del bambino risenta profondamente del modo con cui viene trattato dai genitori. E' di recente intuizione, la nozione di interazione genitori-figli, la quale mette in evidenza la partecipazione attiva del bambino nel processo di costruzione dei legami fra lui e i genitori, questo di conseguenza muta la raffigurazione stessa del bambino.

Tuttavia, some spiega la Dottoressa G. Tavazza, in “La funzione genitoriale tra stabilità e cambiamento”, i cambiamenti più significativi intervenuti negli ultimi decenni sulla sfondo della famiglia riguardano prevalentemente la rappresentazione che i genitori hanno delle loro funzioni. Infatti la genitorialità si è trasformata e al tempo stesso è cambiato il livello morfologico della coppia genitoriale e gli stessi valori affettivi di riferimento. Fino ad un passato recente, la presenza di ruoli rigidi induceva a rintracciare nella madre la custode del codice affettivo e nel padre il custode del codice etico. Attualmente assistiamo ad un esercizio dello stile di parenting più flessibile tale da non rendere più legittima questa divisione. Il passaggio alla genitorialità sembra essere soggetto in questi anni a delle modifiche dovute a specifici fattori, come il posticipare il divenire genitori rispetto al momento in cui la coppia si sposa o decide di convivere.

Coniugalità e genitorialità tendono a consolidarsi come fasi sempre più distinte, mentre in passato la nascita dei figli era la conseguenza diretta della coppia coniugale; talaltro assistiamo ad una divergenza tra la sessualità e la generatività: la natalità è in diminuzione, c'è un ridotto indice di fertilità delle coppie; l'evento nascita è sempre più scelto a differenza del passato, determinando una fantasia di controllo quasi onnipotente in cui il figlio tende a diventare una forma di realizzazione dell'adulto all'insegna del controllo. Il figlio, proprio a causa di questa "scelta", viene investito di notevoli aspettative ed è facile correre il rischio di essere concepito e immaginato come una realizzazione personale del genitore. La diminuzione delle nascite e il suo carattere di "scelta" porta con sé un concentrato emozionale nella relazione genitori-figli. Oggi i punti di riferimento affettivi degli adulti sono assicurati più spesso dal figlio/i che dai coniugi, spostando così il principio di indissolubilità dalla coniugalità alla filiazione. Difatti un figlio, grazie al legame di procreazionefiliazione che lo unisce a ciascun genitore, costituisce una delle poche garanzie di continuità e stabilità esistenziale per gli stessi genitori.


Prendere la decisione di avere un figlio è importante. È decidere di avere per sempre il tuo cuore in giro al di fuori del tuo corpo.
Elizabeth Stone

Riferimenti Bibliografici
Tavazza, G. (2006). La funzione genitoriale tra stabilità e cambiamento. Firenze: Seminari Asl-SPI.
Winnicott, D.W. (1965). The family and individual development. London: Tavistock.

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