Disturbi del comportamento alimentare: anoressia e bulimia
A cura del Dott. Salvatore Sisinni
Specialista in Malattie Nervose e Mentali
Primario ospedaliero di Psichiatria
Nei giorni scorsi, a Lecce, nei locali della nuova biblioteca "Bernardini", nell'ex convitto "Palmieri", che si affaccia sulla caratteristica piazzetta "Giosuè Carducci", si è svolta l'undicesima edizione del Festival Internazionale della Bellezza. Chi vi ha partecipato, ha seguito gli interventi degli esperti sui "Disturbi del comportamento Alimentare: Anoressia e Bulimia", un argomento di grande attualità, che va oltre la Medicina e sconfina in altri ambiti, dove si espone la bellezza fisica (televisione, sfilate di moda), chiamando in causa l'età che sempre, inesorabilmente, avanza, determinando in alcune persone - non poche, oggi, a differenza di ieri - una caduta del sentimento di autostima di alcune persone, perlopiù di sesso femminile. D'altro canto, nell'attuale società del consumismo e del benessere, conta più l'apparire che l'essere.
È opinione diffusa che l'anoressia (mancanza persistente o perdita dell'appetito) sia una malattia moderna, invece non è così. È sempre esistita. Senza dubbio, però, oggi è più diffusa, per motivi culturali e socio-ambientali; e poi se ne parla e se ne scrive di più. Pare che nella letteratura medica sia stata descritta la prima volta nel 1668 da Hobbes e l'anno da dopo da Richard Morton. Ma le due facce del disturbo: anoressia e bulimia (fame divoratrice, dal greco) pare siano state evidenziate ancor prima, nel Medioevo.
Un docente di storia, Rudolph Bell, nel libro La santa anoressia, ha scritto che i digiuni "santi" di cinque secoli fa sarebbero paragonabili alle attuali anoressie nervose; avendo studiato 261 donne riconosciute "sante" dalla Chiesa, vissute dal 1200 fino ai giorni nostri, e in 170 ha individuato chiari segni di anoressia.
Tanto per dire che l'anoressia è una malattia antica, non strettamente legata alle modelle delle sfilate di moda, alle ballerine delle tante scuole di danza che attualmente proliferano nelle città e nei paesi.
C'è, però, una differenza tra l'anoressia delle "sante" e quella delle giovani e adolescenti di oggi. E lo fa notare lo psicologo William M.Davis: "La santa anoressia non comprende la paura di ingrassare, è un semi-conscio e insistente desiderio di dimagrire, che sono invece le caratteristiche e i sintomi diagnostici più significativi dell'anoressia nervosa".
Una famosa anoressica fu Caterina da Siena (XIV secolo), che intorno all'anno 1373-74, all'età di 22 anni, viveva già in un'aureola di santità e tutti sapevano che digiunava e che mangiava pochissimo. I superiori, i confessori e i suoi famigliari le ordinavano di mangiare, ma lei, ostinatamente, si rifiutava; lasciandosi, alla fine, morire di fame.
Un'altra psicologa, Silvia Vegetti Finzi, sulla differenza tra i due tipi di anoressia, dice: "L'anoressia di oggi ha una forza psicologica, una tensione spirituale e un desiderio di protagonismo che l'avvicinano alle mistiche e alle ascetiche. Negano i bisogni del corpo, frustrando ogni richiesta fisiologica, controllano gli istinti, tendono al sacrificio. La differenza fondamentale è che le ascetiche non si preoccupano dell'estetica del corpo, ma soltanto della bellezza dell'anima".
Un'altra famosa anoressica fu l'Imperatrice d'Austria Elisabetta, moglie dell'Imperatore Francesco Giuseppe e nota come "la principessa Sissi". Molto bella nell'aspetto, ma nevrotica, sola e ossessionata dalla bellezza del suo corpo: si pesava tre volte al giorno; era disposta a digiunare per settimane allo scopo di rimediare un millimetro di girovita o qualche grammo di peso; praticava ogni tipo di sport fino all'età di 60 anni circa, quando morì tragicamente pugnalata dall'anarchico Luigi Lucchini.
Per concludere, bisogna convincersi che tanto l'anoressia quanto la bulimia (irresistibile, patologica tendenza alle abbuffate alimentari) sono vere e proprie malattie, che possono presentarsi in modo subdolo, insidioso, per cui non vengono diagnosticate e curate tempestivamente.
Le cause sono varie: individuali (tratti caratteriali non facilmente modificabili); fattori di origine famigliare, socio-culturali.
Non sono mancate le interpretazioni psicanalitiche. Freud aveva ipotizzato una regressione dello stato narcisistico o alla fase della oralità attiva. Ci sarebbe stata una fissazione alla fase preedipica e si sarebbe potuto instaurare un legame tra pulsione di morte e alimentazione.
Uso il condizionale, perché se uno crede alla psicanalisi, questa interpretazione l'accetta, altrimenti la rifiuta.
Chiudo col dire che l'anoressia e la bulimia sono due malattie vere e proprie o anche due facce di una malattia: i disturbi del comportamento alimentare.
Per prevenirle, riconoscerle all'inizio e curarle, occorre parlarne ampliamente e anche scriverne sui giornali.
A questo scopo mira questo mio modesto contributo.