Una donna matura siede sul proprio divano con alla sua destra un gatto bianco e nero e alla sua sinistra ha un cane di razza border collie

Bonus animali domestici: ecco come risparmiare sulle cure!

Prendersi cura di un animale domestico non è solo una scelta affettiva, ma anche un impegno economico che può risultare gravoso per molte famiglie. Tra cibo, visite veterinarie, vaccinazioni, interventi chirurgici e medicinali, i costi possono diventare difficili da sostenere, soprattutto per chi si trova in situazioni di difficoltà economica. Per venire incontro ai proprietari di animali domestici con redditi bassi, il Governo ha introdotto il Bonus Animali, un contributo volto a coprire parte delle spese veterinarie e sanitarie. Tuttavia, i fondi stanziati sono limitati e sollevano dubbi sulla reale efficacia della misura. Analizziamo nel dettaglio come funziona il bonus, chi può richiederlo e se sarà sufficiente a coprire le esigenze della popolazione.

 

Indice

 

Cos’è il bonus animali e come funziona

Il Bonus Animali è stato introdotto nell'ultima Legge di Bilancio con lo scopo di aiutare i proprietari di animali domestici a sostenere le spese veterinarie. Il decreto attuativo, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, ha stabilito i criteri di accesso al contributo e le modalità di distribuzione dei fondi. Tuttavia, l’ammontare complessivo previsto per il triennio 2024-2026 appare piuttosto ridotto rispetto alla domanda attesa:

  • 250.000 euro per il 2024;
  • 237.500 euro per il 2025 e il 2026.

Se dividiamo queste somme tra le 20 regioni italiane, si ottiene una media di circa 12.500 euro per regione nel 2024, e cifre ancora più basse per gli anni successivi. Considerando che le spese veterinarie possono facilmente superare i 100 euro per una singola visita e che molti proprietari avranno necessità di interventi più costosi, è evidente che il budget destinato al bonus sia estremamente limitato.

Requisiti per accedere al Bonus

Non tutti i proprietari di animali domestici possono accedere al Bonus Animali. Il Governo ha stabilito criteri di selezione piuttosto rigidi, che includono:

  • ISEE inferiore a 16.215 euro;
  • età superiore ai 65 anni al momento della spesa;
  • possesso di un animale domestico identificato e registrato nella Banca Dati Nazionale (SINAC) o in una banca dati regionale.

Le spese che possono essere rimborsate con il bonus comprendono:

  • visite veterinarie di controllo e specialistiche;
  • interventi chirurgici di emergenza e programmati;
  • analisi di laboratorio e test diagnostici;
  • acquisto di medicinali veterinari prescritti.

Il fatto che l’accesso al bonus sia limitato agli over 65 con un ISEE basso ha suscitato critiche da parte di associazioni animaliste e veterinari, che ritengono che la platea dei beneficiari dovrebbe essere più ampia.

 

Registrazione dell’animale domestico (pet): come fare

La registrazione del pet è un passaggio cruciale. In Italia, i cani devono essere microchippati e registrati entro i 60 giorni di vita o entro 15 giorni dall'acquisizione, secondo la normativa. I gatti non hanno obbligo nazionale, ma alcune regioni lo richiedono, e spesso serve un documento come il libretto sanitario o una dichiarazione di acquisto. La registrazione avviene tramite il Servizio Veterinario ASL o un veterinario privato, al costo di circa 3,50 euro per la tariffa regionale, più eventuali costi aggiuntivi per il servizio privato.

La Banca Dati Nazionale (BDN) o le banche dati regionali, come l'Anagrafe degli Animali d'Affezione, servono a tracciare gli animali, prevenire il randagismo e facilitare interventi in caso di smarrimento. È un processo semplice, ma essenziale per accedere al bonus.

Come presentare domanda per il Bonus Animali

Le modalità di richiesta del Bonus Animali variano da regione a regione, ma il principio generale rimane lo stesso: le domande vengono accettate in ordine di presentazione fino a esaurimento dei fondi disponibili. Questo significa che, una volta terminato il budget, non sarà più possibile ottenere il contributo, lasciando fuori molti proprietari bisognosi.

Per accedere al bonus, i richiedenti devono:

  • compilare la domanda online o cartacea secondo le direttive della propria regione;
  • indicare il numero di iscrizione dell’animale nella banca dati nazionale o regionale;
  • allegare la documentazione delle spese veterinarie sostenute;
  • dichiarare il proprio ISEE per attestare il requisito economico.

Le regioni, a loro volta, dovranno trasmettere l’elenco dei beneficiari all’Agenzia delle Entrate per garantire la trasparenza del processo e facilitare la dichiarazione fiscale.

Detrazione fiscale del 19%

Oltre al Bonus Animali, esiste un’altra forma di agevolazione per le spese veterinarie accessibile a tutti i contribuenti, indipendentemente dal reddito: la detrazione Irpef del 19% (la base legale per questa detrazione si trova nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi, in particolare all'articolo 15, comma 1, lettera c-bis). Questa detrazione consente di recuperare parte delle spese sostenute per la cura degli animali domestici. Rientrano tra gli animali ammessi: cani, gatti, criceti, furetti e piccoli roditori. Sono escluse le spese per animali destinati all'allevamento, alla riproduzione o al consumo alimentare, o utilizzati per attività commerciali o agricole.

L’accesso alla misura è soggetto ad alcune limitazioni:

  • franchigia di 129,11 euro. Le spese inferiori a questa soglia non sono detraibili;
  • limite massimo di 550 euro. La detrazione si applica solo sulla parte eccedente i 129,11 euro;
  • risparmio massimo di circa 80 euro (annui). Anche chi spende molto per il proprio animale domestico potrà ottenere un beneficio fiscale limitato.

Esempio: se spendi 400€, detrai il 19% di (400€ - 129,11€) = 51,47€.

Documenti necessari:

  • fattura o ricevuta con codice fiscale e dati del veterinario;
  • pagamento tracciabile (bonifico, carta, POS).

Per ottenere la detrazione fiscale per le spese veterinarie, non è necessario presentare una domanda specifica. Il beneficio si ottiene in sede di dichiarazione dei redditi (Modello 730 o Modello Redditi PF), indicando le spese sostenute e conservando la relativa documentazione e la prova del pagamento tracciabile. Le spese vanno indicate con il codice "29" nei righi specifici del modello utilizzato (Nel Modello 730, si trovano nei Righi da E8 a E10 del Quadro E, mentre nel Modello Redditi PF nei Righi da RP8 a RP13 del Quadro RP).

Questa agevolazione, pur essendo più accessibile del bonus, non è sufficiente a coprire i costi effettivi delle cure veterinarie, che spesso possono arrivare a diverse centinaia di euro l’anno.

Considerazioni pratiche e consigli

Dato il limite dei fondi, è consigliabile informarsi tempestivamente presso la propria regione per capire quando aprono le domande e quali documenti servono. Alcune regioni potrebbero avere portali online, mentre altre richiedono moduli cartacei. Controlla il sito della tua regione o contatta l'ASL locale per dettagli aggiornati.

Per risparmiare sulle spese veterinarie, considera:

  • visite regolari per prevenire problemi, che possono essere meno costose di interventi urgenti;
  • alimentazione bilanciata per ridurre rischi di malattie,
  • assicurazioni per animali, che coprono parte delle spese in caso di emergenze.

Si spera che il fondo, anche se molto limitato, possa incentivare l'adozione da canili o gattili, soprattutto per anziani, contribuendo a ridurre il randagismo. Nel 2024, si stima che oltre 80.000 cani siano stati abbandonati, secondo alcune fonti, rendendo questa misura socialmente rilevante.

Riflessioni conclusive: un aiuto simbolico o una vera soluzione?

Il Bonus Animali rappresenta un passo avanti nel riconoscimento dell’importanza della tutela degli animali domestici e del loro impatto sulle famiglie italiane. Tuttavia, la limitatezza dei fondi disponibili solleva interrogativi sulla sua reale efficacia. Con una media di poche migliaia di euro per regione, si rischia che solo una minima parte delle richieste venga soddisfatta.

Molti esperti e associazioni ritengono che il Governo dovrebbe rivedere il finanziamento del bonus e ampliarne la platea dei beneficiari, includendo anche nuclei familiari in difficoltà e persone con disabilità. Inoltre, servirebbero misure più strutturali per ridurre il costo delle cure veterinarie, come una riduzione dell’IVA sui farmaci per animali, incentivi per le cliniche veterinarie pubbliche e convenzioni con ambulatori privati.

Se il Governo deciderà di aumentare i fondi nei prossimi anni, il Bonus Animali potrebbe trasformarsi in un vero aiuto per chi ama e si prende cura dei propri amici a quattro zampe. In caso contrario, rischia di rimanere un sostegno simbolico, utile solo per pochi fortunati. Il futuro della misura dipenderà dalla volontà politica di investire realmente nella tutela del benessere animale e nel supporto ai proprietari meno abbienti.

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