21 Novembre 2024
Le mani di un bambino stringono una manciata di arachidi

Aumento delle allergie alimentari nei bambini: cause, sintomi e prevenzione

Le allergie alimentari in età pediatrica sono in allarmante aumento, un fenomeno che riguarda anche l’Italia. Un recente studio italiano, denominato "Epifa: Epidemiology of Pediatric Italian Food Allergy", evidenzia un incremento significativo delle allergie nei bambini, con un picco nei più piccoli. Questo articolo esplora i risultati dello studio, le cause ipotizzate dietro questo trend preoccupante e le possibili soluzioni per affrontare la situazione, con un focus particolare su prevenzione e abitudini alimentari più sane.


Indice



Dati allarmanti sulle allergie alimentari nei bambini: i risultati dello studio Epifa

Il mondo intero, Italia compresa, registra un sensibile incremento delle allergie alimentari in età pediatrica. 
A fornire i dati aggiornati è un nuovo studio italiano, dal titolo "Epifa: Epidemiology of Pediatric Italian Food Allergy", secondo cui le allergie alimentari in età pediatrica sono aumentate del 34% in 10 anni. Questa percentuale sale a livelli esponenziali, e si attesta al +120,8%, se si prendono come riferimento i bimbi al di sotto dei 3 anni di età. Gli alimenti “maggiormente incriminati” sono il latte (55%), le uova (33%) e la frutta secca (24%). I risultati dell’indagine, condotta nella regione Campania e promossa dalla SIGENP (Società italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica), sono stati pubblicati di recente sul “Journal of Allergy and Clinical Immunology Global”.

Un decennio di analisi: come le allergie alimentari hanno colpito i bambini italiani

Per effettuare lo studio, il team di ricerca ha esaminato per un decennio (2009-2021) un campione di 105.151 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni.
Il coordinatore, Prof. Roberto Berni Canani, docente di pediatria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha dichiarato che "un bambino su 4, tra quelli che hanno sviluppato allergia alimentare, ha presentato una storia di shock anafilattico”, aggiungendo che "i risultati sono in linea con i precedenti dati ottenuti dal medesimo gruppo di ricerca, interrogando il database del Ministero della Salute, dove si era rilevato un aumento del 400% dei casi di accessi in pronto soccorso in Italia per anafilassi da cibo nell’ultimo decennio”.

Cause delle allergie alimentari nei bambini: ipotesi e teorie attuali

Non sappiamo con assoluta certezza perché ciò accada, ma ci sono molte teorie. Una è che oggigiorno usiamo tanti prodotti disinfettanti, complice anche la recente pandemia, e cerchiamo di proteggerci da virus e  malattie con più farmaci, abusando di antibiotici, prescritti talora senza una effettiva necessità. 

Bambino con allergie alimentari con indicazione dei cibi che possono procurare intolleranzeViviamo in spazi più puliti e privi di animali. Inoltre, un'analisi pubblicata su Nature Communications ha trovato che i bambini cresciuti in ambienti eccessivamente puliti, privi di contatto con animali domestici o vita rurale, hanno una probabilità significativamente più alta di sviluppare allergie alimentari rispetto a quelli che sono esposti a un maggiore numero di agenti patogeni durante l'infanzia. Ciò significa che, sin da piccoli, i nostri corpi non sono esposti a così tanti elementi contaminanti come accadeva un tempo, e ciò non consente al nostro sistema immunitario di vivere l'esperienza di cui ha bisogno per capire se e quando qualcosa è veramente causa di intolleranza o allergia.

Un'altra ipotesi è che i bambini trascorrono meno tempo all'aria aperta, sono meno esposti al sole rispetto al passato e, di conseguenza, non assumono vitamina D, la cui carenza è stata collegata al rischio di contrarre allergie alimentari. Ma una riflessione che ci preme fare e che è stata sollevata dagli esperti è che i genitori hanno spesso ritardato l'introduzione di allergeni comuni nella dieta dei lattanti, pensando di far bene e di riuscire, in questo modo, a prevenire le allergie. Alcune gestanti hanno persino evitato l’assunzione dei comunissimi allergeni in gravidanza e in allattamento per scongiurarne il rischio. Avrà questa abitudine comune contribuito a elevare le percentuali delle allergie?

Ricerche conclamate hanno dimostrato che ritardare l'esposizione ad allergeni comuni potrebbe rendere più probabile lo sviluppo di un'allergia alimentare. Uno studio americano ha riportato che i neonati che sono stati introdotti alle uova tra i 10 e i 12 mesi (o più tardi) avevano più probabilità di sviluppare un'allergia alle uova rispetto ai neonati che sono stati introdotti alle uova tra i 4 e i 6 mesi. Allo stesso modo, un altro studio che ha preso in esame 640 neonati a rischio di sviluppare un'allergia alle arachidi (perché avevano un grave eczema o un'allergia alle uova), ha evidenziato che, mentre il 13,7% dei neonati cui non sono state somministrate le arachidi ha finito per contrarre un'allergia alle arachidi, solo l'1,9 percento dei neonati che sono stati esposti alle arachidi nella prima infanzia ne è diventato allergico.

Sintomi delle allergie alimentari nei bambini: cosa riconoscere

I sintomi da lievi a moderati interessano solitamente la pelle, l'apparato respiratorio e l'intestino. Ecco come potrebbero manifestarsi:

  • viso arrossato, orticaria, eruzione cutanea rossa e pruriginosa attorno alla bocca, alla lingua o agli occhi, che può diffondersi a tutto il corpo;
  • lieve gonfiore, in particolare di labbra, occhi e viso;
  • naso che cola o chiuso, starnuti e lacrimazione;
  • nausea e vomito, crampi addominali e diarrea;
  • prurito o irritazioni in bocca e in gola.

Riflessioni conclusive: come contrastare l'aumento delle allergie alimentari

Per concludere questo spazio di riflessione sulle allergie alimentari pediatriche ci rifacciamo ad altre dichiarazioni rilasciate dal Prof. Berni Canani, che abbiamo citato precedentemente, secondo il quale i risultati dello studio condotto dalla sua equipe “sono di grande importanza per la comprensione delle cause del preoccupante trend in continuo aumento di incidenza e prevalenza dei casi di allergia alimentare in età pediatrica nel mondo occidentale”.

Apriamo una brevissima parentesi ricordando che, secondo una recente ricerca condotta negli Stati Uniti, il 67% delle calorie della dieta di un bambino proviene da alimenti ultra-processati. A tal proposito, sempre secondo Berni, “la soluzione è quella di ridurre drasticamente il consumo di alimenti commerciali ultra-processati e favorire il consumo da parte dei nostri bambini di alimenti freschi e ricchi di frutta, verdure, olio d’oliva, pesce e legumi. Meglio se cotti a basse temperature”.

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