una donna è sdraiata sul lettino di uno studio medico con la testa poggiata su un macchinario che produce la stimolazione magnetica, mentre un dottore osserva i dati da uno schermo

Alzheimer: la stimolazione magnetica rallenta la malattia del 52%

mercoledì 09 aprile 2025 ore 08:22

L’Alzheimer, una delle malattie neurodegenerative più temute, potrebbe avere un nuovo alleato: la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS). Un recente studio italiano, pubblicato su Alzheimer’s Research & Therapy, ha dimostrato che questa terapia, non invasiva e indolore, è in grado di rallentare del 52% la progressione della malattia in pazienti con Alzheimer lieve-moderato, migliorandone le condizioni di vita.

Cos'è la stimolazione magnetica transcranica?

La Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) è una tecnica non invasiva che utilizza impulsi magnetici (molto brevi e intensi) per stimolare specifiche aree del cervello. È già conosciuta per il trattamento di disturbi come la depressione resistente, ma ora trova una nuova applicazione anche nell'Alzheimer.

Nel recente studio, i pazienti sono stati sottoposti a una variante della tecnica TMS (standard) chiamata rTMS (Stimolazione Magnetica Transcranica ripetitiva), mirata a stimolare il precuneo, una regione cerebrale cruciale per la memoria e la consapevolezza di sé. La scelta di quest’area del cervello non è casuale. Infatti, ricerche precedenti del professor Giacomo Koch, direttore scientifico associato della Fondazione Santa Lucia, avevano già evidenziato il ruolo strategico di quest'area nell'evoluzione della malattia.

Secondo i dati raccolti, i pazienti trattati con questa tecnica hanno registrato un rallentamento della progressione della malattia pari al 52% rispetto al gruppo placebo.

In particolare, sono stati osservati:

  • miglioramenti nelle funzioni cognitive (memoria, linguaggio, attenzione);
  • maggiore autonomia nella vita quotidiana;
  • riduzione dei disturbi comportamentali (come agitazione e apatia).

In un contesto in cui attualmente esistono poche opzioni terapeutiche efficaci per l'Alzheimer, questo risultato rappresenta una vera svolta.

Il professor Marco Bozzali, neurologo e co-autore dello studio, sottolinea come questi dati offrano una nuova prospettiva per ritardare la perdita dell'autonomia nei pazienti, mantenendo una migliore qualità di vita più a lungo.

Perché questa scoperta è così importante

L'Alzheimer è una malattia devastante che colpisce milioni di persone nel mondo. Non esiste ancora una cura definitiva e la maggior parte dei trattamenti disponibili si limita ad alleviare temporaneamente i sintomi senza modificare il decorso della malattia.

La possibilità di rallentare la progressione, invece, cambia radicalmente il panorama, poiché:

  • permette ai pazienti di conservare più a lungo le loro capacità cognitive;
  • riduce il carico assistenziale per le famiglie;
  • offre una finestra più ampia per integrare altri trattamenti o strategie di supporto.

Inoltre, la natura non invasiva e relativamente sicura della stimolazione magnetica la rende una tecnica accessibile a molti pazienti, senza gli effetti collaterali gravi che possono derivare da farmaci.

Riflessioni conclusive e prospettive future

L’Alzheimer colpisce circa 50 milioni di persone nel mondo, un numero destinato a triplicare entro il 2050 secondo l’OMS. I trattamenti attuali, spesso basati su farmaci, offrono benefici limitati e possono avere effetti collaterali. La TMS, al contrario, si propone come un’alternativa o un complemento privo di controindicazioni, economico e accessibile. Ma non è tutto rose e fiori perché servono investimenti, più centri specializzati e una diffusione capillare per renderla una realtà concreta.

Pensiamo anche al lato umano. Chi vive con l’Alzheimer spesso si sente intrappolato in una nebbia che si infittisce giorno dopo giorno. Una terapia come questa potrebbe essere un faro, un modo per tenere accesa la luce della mente più a lungo. E per i familiari? Meno stress, più momenti di connessione con i propri cari.

I risultati di questo studio sono un primo passo, non una soluzione definitiva. La comunità scientifica è cauta ma entusiasta. Se confermata, la TMS potrebbe rivoluzionare il trattamento dell’Alzheimer. Intanto, il messaggio è chiaro: la ricerca italiana sta facendo la differenza, portando speranza dove prima c’era solo rassegnazione

Se hai un familiare o un amico toccato da questa malattia, questi progressi potrebbero essere un motivo per guardare avanti con fiducia. La stimolazione magnetica non cancella l’Alzheimer, ma potrebbe dargli una bella frenata. E in un mondo dove ogni ricordo conta, questo è già un grande vittoria.

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