Crisi Sanità: nuovo disegno di legge sulle liste d’attesa
lunedì 11 novembre 2024 ore 08:43
La sanità pubblica italiana è nuovamente sotto esame per via delle criticità nelle liste d'attesa e della crescente carenza di personale sanitario. Con l’entrata in vigore del nuovo decreto liste d’attesa, il Ministero della Salute si prepara a intervenire, affiancando le Regioni in caso di ritardi e inadempienze, e avviando un Organismo di verifica e controllo. Ma a pesare sulla sanità è anche il numero insufficiente di medici e infermieri, una situazione resa ancor più critica da bilanci in sofferenza e risorse inadeguate per le nuove sfide del sistema sanitario.
Il disegno di legge “liste d'attesa” e i poteri del Ministero
Il Disegno di Legge, in via di approvazione, rappresenta uno strumento di intervento in situazioni di ritardo o di mancato rispetto degli obiettivi stabiliti per ridurre le liste d’attesa nelle Regioni. Al centro di questa manovra c'è l’Organismo di verifica e controllo, dipendente dal Ministero della Salute, che può intervenire qualora le Regioni non rispettino le scadenze o non nominino figure chiave come il Responsabile unico regionale dell’assistenza sanitaria (Ruas).
L’Organismo ha il compito di stabilire un termine di massimo 30 giorni per permettere alla Regione di controdedurre o risolvere le criticità riscontrate in tema di sanità. Se la Regione non interviene entro questo limite, l’Organismo assume il controllo, indicandone anche le modalità operative e monitorandone l’applicazione. Quest’azione può includere l’utilizzo delle strutture regionali e il supporto del personale NAS, garantendo così un intervento capillare e trasparente.
Il sistema sanitario italiano in crisi: mancanza di medici e infermieri
Le liste d’attesa rappresentano solo una parte del problema. Nelle recenti audizioni alla Camera su manovra e sanità, sono stati sollevati allarmi preoccupanti riguardanti la carenza cronica di personale sanitario. Secondo Banca d’Italia, nei prossimi dieci anni sarà necessario un incremento del 30% dei medici e del 14% degli infermieri per rispondere alle nuove esigenze della popolazione e alle sfide poste dall'assistenza territoriale. Questa emergenza è particolarmente rilevante nel Sud Italia, dove le carenze rischiano di essere ancora più accentuate.
La situazione è ulteriormente complicata dal progressivo pensionamento del personale sanitario, con oltre 27.000 medici e 24.000 infermieri prossimi al termine della carriera. Un problema che va ad aggiungersi all’urgenza di risorse necessarie per implementare le strutture previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), come case e ospedali di comunità, che richiederanno migliaia di nuovi operatori sanitari.
Liste d’attesa e rinuncia alle cure: un fenomeno in crescita
La conseguenza più grave di questo quadro è la rinuncia alle cure da parte di milioni di italiani. Secondo i dati Istat, nel 2023 ben il 7,6% della popolazione italiana ha rinunciato alle cure per motivi economici o a causa delle lunghe liste d’attesa. Questo dato è in aumento rispetto al 2019 e colpisce maggiormente le regioni con dotazioni sanitarie più limitate. Le regioni Lombardia, Campania, Calabria e Sicilia, per esempio, contano rispettivamente 5,7 (nelle prime tre) e 6,0 (in Sicilia) infermieri e ostetriche per mille residenti, un numero ben al di sotto della media nazionale e delle necessità espresse dalla crescente domanda di servizi sanitari.
Riforma e investimenti: soluzioni necessarie per un sistema sanitario resiliente
Alla luce di questi dati, diventa sempre più urgente un approccio integrato che preveda non solo una riforma del sistema sanitario ma anche un rafforzamento delle risorse e delle strutture. Il decreto sulle liste d’attesa rappresenta un primo passo, ma senza un supporto concreto in termini di fondi e assunzioni di personale sanitario, la sua efficacia rischia di essere limitata.
In conclusione, il Ministero della Salute, attraverso nuovi poteri di intervento, cerca di rendere più efficiente la gestione delle liste d’attesa e di assicurare che le Regioni rispettino gli obiettivi prefissati. Tuttavia, un miglioramento duraturo e significativo del sistema richiede risorse adeguate, una riforma strutturale e un investimento massiccio nel personale. Solo così sarà possibile rispondere alle sfide poste dall’aumento della domanda sanitaria, garantendo il diritto alla salute per tutti gli italiani. Purtroppo, per ora, ciò che si registra è che tra il 2019 e il 2022, la sanità pubblica ha visto lasciare l’Italia oltre 11.000 medici, a causa di turni massacranti, basse retribuzioni, limitate prospettive di carriera e dal preoccupante aumento degli episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri.