
Tubercolosi in Europa: perché i bambini sono sempre più a rischio?
lunedì 24 marzo 2025 ore 18:12
Immaginate un nemico silenzioso che torna a colpire proprio là dove meno te lo aspetti: tra i più piccoli. È la tubercolosi (TB), una malattia che credevamo di avere sotto controllo, ma che nel 2023 ha rialzato la testa in Europa, con un aumento preoccupante dei casi tra i bambini sotto i 15 anni. Secondo il rapporto 2025 di ECDC e OMS, pubblicato in occasione del World TB Day, i numeri parlano chiaro: un incremento del 10% della TB pediatrica nella regione europea dell’OMS e un balzo del 25% nell’UE/SEE rispetto al 2022. In Italia, la situazione è ancora più allarmante: i casi tra i minori sono quasi raddoppiati, passando da 78 a 144 in un solo anno. Cosa sta succedendo? E, soprattutto, come possiamo fermare questa tendenza?
Un campanello d’allarme per la salute pubblica
Nel 2023, la tubercolosi ha colpito oltre 172.000 persone nella regione europea dell’OMS, che include Europa e Asia centrale, e circa 39.000 nell’Unione Europea/Spazio Economico Europeo (UE/SEE). Ma è il dato sui bambini a far scattare l’allarme. Secondo i dati, infatti, i bambini sotto i 15 anni rappresentano il 4,3% dei casi di tubercolosi nella regione europea dell'OMS e nell’UE/SEE. L’aumento costante per il terzo anno consecutivo evidenzia la necessità di rafforzare la prevenzione e le cure, in un contesto in cui oltre 650 nuovi casi infantili sono stati registrati solo tra il 2022 e il 2023.
La crescita dei casi di tubercolosi tra i più giovani è un segnale allarmante che indica una trasmissione ancora attiva della malattia. Tra i fattori che contribuiscono a questa tendenza vi sono:
- interruzioni sanitarie dovute al Covid-19. La pandemia ha ridotto l’accesso a diagnosi e cure precoci;
- condizioni socioeconomiche svantaggiate. La malnutrizione e la scarsa igiene facilitano la diffusione della malattia;
- bassa copertura vaccinale. Il vaccino BCG, pur proteggendo dalle forme più gravi di tubercolosi, non è sempre somministrato in modo capillare.
Un aspetto particolarmente preoccupante è che per un bambino su cinque, affetto da tubercolosi nell’UE/SEE, non è noto se abbia completato il trattamento. Questa lacuna nell’assistenza sanitaria può favorire l’insorgenza di tubercolosi resistente ai farmaci (DR-TB) e aumentarne la trasmissione.
Italia: un boom di casi tra i minori
In Italia, il quadro riflette il trend europeo, ma con un’accelerazione che spaventa. I casi totali di TB restano stabili (2.600 nel 2023), così come i decessi (circa 300), ma tra i minori si registra un’impennata. Dai 78 contagi del 2022 si è passati a 144 l’anno successivo. Un aumento dell’85% che pone interrogativi urgenti. Siamo di fronte a una falla nella prevenzione? O forse a una maggiore esposizione nelle comunità più vulnerabili, come quelle migranti o in condizioni socio-economiche difficili? La TB, si sa, prospera dove ci sono povertà, sovraffollamento e accesso limitato alle cure. Eppure, questi numeri ci dicono che nessuno è immune, nemmeno i più giovani.
Le ombre della pandemia e la sfida della resistenza
La pandemia di Covid-19 ha lasciato cicatrici profonde nella lotta alla tubercolosi. Nel 2020, i casi erano crollati per le restrizioni e il caos nei sistemi sanitari, ma dal 2023 la curva è tornata a salire. Test, diagnosi e cure hanno subito ritardi che ancora pesano, e la ripresa è lenta.
Oltre alla crescita dei casi, la tubercolosi multiresistente ai farmaci (MDR-TB) rappresenta una sfida enorme. I trattamenti tradizionali mostrano tassi di successo inferiori alle aspettative dell’OMS:
- tasso di successo complessivo. Solo il 75,5% dei pazienti con tubercolosi nuova o recidivante nella regione europea dell'OMS completa il trattamento con successo;
- MDR-TB nell’UE/SEE. Il successo terapeutico è fermo al 56,3%, ben al di sotto dell’obiettivo globale del 90%.
L'uso di trattamenti innovativi e più brevi, privi di iniezioni, potrebbe migliorare l'aderenza alle cure e l'efficacia terapeutica, riducendo la diffusione dei ceppi resistenti. La resistenza ai farmaci rende il trattamento della tubercolosi molto più complesso, richiedendo l'uso di combinazioni di farmaci più costose e con effetti collaterali più intensi.
Coinfezione tubercolosi-HIV: un problema persistente
Un ulteriore fattore critico nella lotta alla tubercolosi è la sua coinfezione con il virus dell’immunodeficienza umana (HIV). Nel 2023, il 15% dei pazienti con tubercolosi era anche sieropositivo, con oltre 19.000 casi di coinfezione nella regione europea dell'OMS. La scarsa aderenza alla terapia antiretrovirale (ART) complica ulteriormente il trattamento e la prognosi di questi pazienti.
Tuttavia, il problema è aggravato dalla carenza di dati. Solo 21 paesi hanno fornito informazioni sull’adozione della ART nei pazienti con tubercolosi, e solo quattro di questi appartengono all’UE/SEE. Migliorare la raccolta e la condivisione delle informazioni è fondamentale per sviluppare strategie di intervento più efficaci.
Una scelta, non un sogno
Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa, lo ripete come un mantra: “Porre fine alla tubercolosi non è un sogno, è una scelta”. E gli strumenti ci sono:
- nuovi test diagnostici rapidi;
- trattamenti orali più brevi;
- promettenti vaccini in fase di sviluppo.
Ma servono risorse e volontà politica. Il deficit globale di 11 miliardi di dollari nella lotta alla TB è una spada di Damocle, soprattutto per i paesi non UE, dove i tagli agli aiuti internazionali rischiano di vanificare anni di progressi.
Cosa possiamo fare? Rafforzare la prevenzione, partendo dalle scuole e dalle comunità a rischio. Garantire diagnosi precoci, specialmente tra i bambini, con campagne di screening mirate. E, soprattutto, investire in cure accessibili e personalizzate, per non lasciare indietro nessuno.
Riflessioni conclusive: verso il 2030, una corsa contro il tempo
A cinque anni dagli obiettivi globali del 2030 per l’eliminazione della tubercolosi, il tempo stringe. L’aumento dei casi tra i bambini è un segnale che non possiamo ignorare. È il momento di agire, con pragmatismo e determinazione. La TB non è un ricordo del passato, ma una sfida del presente che richiede risposte concrete. Perché, se è vero che i numeri fanno paura, è altrettanto vero che abbiamo le armi per combatterla. Sta a noi scegliere di usarle.