Diabete e malattie cardiache: il pericolo delle bibite zuccherate

martedì 07 gennaio 2025 ore 09:49

Un recente studio pubblicato su Nature Medicine ha messo in luce un preoccupante legame tra il consumo di bevande zuccherate e un aumento esponenziale dei casi di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Questa ricerca, condotta dalla Gerald J. and Dorothy R. Friedman School of Nutrition Science and Policy della Tufts University, ha stimato che ogni anno queste bevande sono responsabili di 2,2 milioni di nuovi casi di diabete di tipo 2 e 1,2 milioni di diagnosi di malattie cardiovascolari. Ma cosa rende queste bevande tanto pericolose per la salute?

Gli effetti delle bevande zuccherate sulla salute

Le bevande zuccherate, come bibite gassate, tè confezionato e succhi di frutta industriali, vengono digerite rapidamente, causando picchi nei livelli di zucchero nel sangue senza offrire alcun valore nutrizionale. Il consumo regolare può portare a una serie di problemi metabolici, tra cui l'aumento di peso, la resistenza all'insulina e, di conseguenza, il diabete di tipo 2 e le malattie cardiache. 

Il diabete di tipo 2 è una malattia cronica caratterizzata da un'elevata concentrazione di zucchero nel sangue (glicemia), dovuta all'insulino-resistenza o a una produzione insufficiente di insulina da parte del pancreas. Questo tipo di diabete è spesso legato allo di stile di vita, tra cui: 

• dieta poco salutare;
• scarsa attività fisica;
• consumo regolare di bevande zuccherate.

Contrastare il consumo eccessivo di zucchero attraverso scelte alimentari più sane è essenziale per prevenire questa patologia e le sue complicazioni a lungo termine.

Secondo Dariush Mozaffarian, direttore del Food is Medicine Institute presso la Friedman School, “Le bevande zuccherate sono ampiamente pubblicizzate nei Paesi a basso e medio reddito, dove le comunità spesso non hanno le risorse per gestire le conseguenze a lungo termine sulla salute”.

I ricercatori hanno analizzato dati provenienti da 184 Paesi, evidenziando un impatto particolarmente devastante nei Paesi in via di sviluppo. In queste regioni, l'accesso crescente alle bevande zuccherate coincide con un aumento significativo delle diagnosi di malattie correlate. Per esempio, nell'Africa subsahariana, il 21% dei nuovi casi di diabete è attribuito al consumo di bevande zuccherate. In America Latina e nei Caraibi, questa percentuale sale al 24%, con conseguenze particolarmente gravi in Paesi come Colombia, Messico e Sudafrica. In Colombia, oltre il 48% dei nuovi casi di diabete è legato al consumo di queste bevande, mentre in Messico si aggira intorno a un terzo dei nuovi casi.

Lo studio ha, anche, rivelato che gli uomini e i giovani adulti sono più vulnerabili agli effetti nocivi delle bevande zuccherate rispetto alle donne e alle persone di età più avanzata. Questo dato è particolarmente allarmante, considerando che le fasce più giovani rappresentano il futuro delle società.

Soluzioni possibili per un problema globale

Gli autori dello studio suggeriscono un approccio integrato per affrontare questa emergenza sanitaria, che includa:

• campagne di sensibilizzazione;
• regolamentazione della pubblicità delle bevande zuccherate;
• introduzione di tasse specifiche.

Il Messico è un esempio di Paese che ha adottato misure in questa direzione, introducendo una tassa sulle bevande zuccherate nel 2014. Questa politica ha già iniziato a mostrare risultati positivi, con una riduzione del consumo, soprattutto tra le fasce di popolazione a basso reddito.

Un allarme che non può essere ignorato

L'adozione di misure preventive è cruciale per invertire questa tendenza. Educare le comunità sui rischi delle bevande zuccherate e promuovere alternative più salutari possono fare la differenza nella lotta contro il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. È necessario un impegno globale per ridurre il consumo di queste bevande e proteggere la salute pubblica.

“Abbiamo bisogno di interventi urgenti per limitare il consumo di bevande zuccherate a livello globale”, ha dichiarato Laura Lara-Castor (Institute of Health Metrics and Evaluation, University of Washington, Seattle, WA, USA), una degli autori dello studio. Questo appello è particolarmente rilevante per i Paesi in via di sviluppo, dove le risorse per affrontare le malattie croniche sono limitate.