02 Febbraio 2025
Sala d'attesa di un ospedale piena di pazienti

Liste d’attesa infinite: la riforma bloccata penalizza i pazienti

giovedì 30 gennaio 2025 ore 10:33

Senza azioni concrete, le riforme sono solo annunci vuoti”. Con questa frase lapidaria, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, fotografa la crisi della riforma sulle liste d’attesa, approvata con fanfare nel 2024 e oggi ridotta a un fantasma legislativo. A sei mesi dalla conversione in legge del DL 73/2024, infatti, solo 1 dei 6 decreti attuativi necessari è stato approvato. Tre sono scaduti, due non hanno neppure una scadenza. Intanto, 5 milioni di pazienti continuano a navigare in un mare di attese infinite, rinunciando spesso a visite ed esami salvavita.

Un piano ambizioso, ma fermo al palo

La riforma delle liste d’attesa nasce con obiettivi chiari: garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure sanitarie. Tra le misure più rilevanti previste dalla legge figurano:

  • un centro unico di prenotazione regionale, integrato con le agende di strutture pubbliche e private accreditate;
  • l’obbligo per le Regioni di offrire un’alternativa ai pazienti che non trovano disponibilità nel servizio pubblico, indirizzandoli al privato convenzionato o alla sanità intramuraria;
  • il divieto di chiusura delle agende di prenotazione, per impedire che gli ospedali limitino arbitrariamente l’accesso alle visite;
  • una piattaforma nazionale di monitoraggio per uniformare la gestione delle liste d’attesa e garantire maggiore trasparenza.

A oltre sei mesi dalla conversione in legge del provvedimento, però, la situazione è tutt’altro che risolta, infatti dei sei decreti attuativi necessari per far funzionare il sistema, solo uno è stato approvato. Gli altri, fondamentali per l’attuazione concreta delle misure, sono ancora bloccati.

Il nodo dei decreti attuativi: il tempo stringe

I decreti attuativi sono essenziali per trasformare una legge in realtà. Tuttavia, il loro iter è spesso lungo e farraginoso. Nel caso della riforma delle liste d’attesa, il ritardo è evidente:

  • approvato (28 ottobre 2024): il decreto che regola il funzionamento della Piattaforma Nazionale delle Liste d’Attesa;
  • scaduti e non ancora approvati:
    • modalità di interoperabilità tra piattaforme nazionali e regionali (scadenza: 30 settembre 2024);
    • poteri sostitutivi dell’Organismo di controllo sanitario (scadenza: 31 agosto 2024);
    • piano d’azione per il rafforzamento della capacità erogativa degli ospedali (scadenza: ottobre 2024);
  • senza scadenza: altri due decreti, mai calendarizzati.

Questa paralisi legislativa è un problema serio, poiché lascia la sanità pubblica in una situazione di incertezza, con ospedali e Regioni incapaci di applicare le nuove disposizioni.

Le conseguenze per i cittadini: un’odissea sanitaria

Mentre la politica tergiversa, i pazienti affrontano un vero e proprio calvario per accedere alle cure. Le liste d’attesa interminabili non solo ritardano diagnosi e trattamenti, ma mettono a rischio la salute dei cittadini, in particolare quelli più fragili.

Secondo le stime della Fondazione GIMBE, molti pazienti rinunciano alle cure perché non possono permettersi alternative nel privato. Il sistema pubblico, così com’è, non è in grado di garantire prestazioni nei tempi previsti dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), e il risultato è un aumento delle disuguaglianze sanitarie.

Schillaci: “monitoraggio attivo da febbraio 2025”

Il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato che da febbraio 2025 sarà operativo un sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa. Tuttavia, la Fondazione GIMBE sottolinea che il percorso di attuazione è ancora lontano dal completamento. Infatti, il percorso è costellato di intoppi:

  • le Linee Guida sono state inviate alle Regioni solo il 17 dicembre 2024;
  • le Regioni hanno chiesto più tempo per analizzarle, rinviando il parere;
  • il Ministro Schillaci promette l’attivazione per febbraio 2025, ma la GIMBE è scettica: “Servono almeno 30 giorni dopo l’approvazione per connettere le piattaforme regionali. È utopistico rispettare i tempi”.

Intanto, le differenze territoriali esplodono: al Nord si attende in media 60 giorni per una risonanza magnetica, al Sud si superano i 120.

Senza il via libera regionale, il monitoraggio rischia di restare un’operazione incompleta.

Personale sanitario: senza assunzioni, la riforma è inutile

Un altro punto critico riguarda il personale medico e infermieristico. La riforma prevedeva anche lo sblocco del tetto di spesa per le assunzioni nella sanità pubblica, ma finora non è stato approvato alcun decreto che definisca criteri e modalità per nuove assunzioni. Quindi i problemi sono due:

  1. mancano i fondi. Il tetto di spesa per il personale non è stato ampliato;
  2. manca il metodo. La metodologia per calcolare il fabbisogno sanitario, sperimentata dal 2022 al 2024, non è ancora stata approvata.

È un circolo vizioso”, commenta Cartabellotta. “Servono professionisti per ridurre le liste, ma senza soldi e criteri chiari, le Regioni non possono agire”. Risultato? Nel 2024, il 45% degli ospedali ha ridotto i turni per carenza di personale.

Questo significa che, anche se la piattaforma nazionale fosse operativa, mancherebbero comunque i medici e gli infermieri necessari per abbattere le liste d’attesa.

Conclusioni: serve una svolta concreta

La legge per abbattere le liste d’attesa è stata approvata, ma senza decreti attuativi e senza risorse adeguate, rimane solo un elenco di buone intenzioni. La Fondazione GIMBE lancia l’ennesimo appello al governo affinché acceleri l’iter burocratico e garantisca i fondi necessari per nuove assunzioni. Senza un intervento rapido e deciso, milioni di italiani continueranno ad affrontare una sanità pubblica in affanno, dove l’attesa per una visita diventa un’odissea senza fine.

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