Sciopero medici confermato: 1,2 milioni di prestazioni a rischio
martedì 19 novembre 2024 ore 08:05
Il 20 novembre sarà una data cruciale per il sistema sanitario italiano: medici, infermieri e altri professionisti sanitari incroceranno le braccia per 24 ore in uno sciopero nazionale che minaccia di lasciare 1,2 milioni di prestazioni sanitarie non eseguite. Visite specialistiche, esami radiografici, interventi chirurgici e servizi assistenziali saranno a rischio, con la garanzia delle sole prestazioni d’urgenza.
Questa protesta, organizzata da sigle come Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, culminerà in una manifestazione a Roma, in Piazza SS Apostoli. Il messaggio è chiaro: la sanità pubblica è al limite e necessita di interventi immediati per evitare il collasso definitivo.
Le motivazioni dello sciopero
Dietro questa mobilitazione si celano problemi strutturali che da anni affliggono la sanità italiana. Le richieste dei sindacati sono numerose e toccano questioni chiave:
- carenza di personale. Turni massacranti, esodo verso l’estero e mancate assunzioni mettono a dura prova il personale sanitario, lasciando ospedali e ambulatori in difficoltà. La decisione del governo di posticipare al 2026 il piano di assunzioni è stata considerata una misura inadeguata;
- contratti e retribuzioni insufficienti. Medici e infermieri lamentano salari non competitivi e inadeguati a fronte delle responsabilità e dello stress lavorativo. L’aumento previsto dalla manovra economica (appena 17 euro nel 2025 per i medici e 7 euro per gli infermieri) è stato definito "offensivo" dai sindacati;
- sicurezza e condizioni di lavoro. I presidi ospedalieri sono spesso teatro di aggressioni contro il personale sanitario. I sindacati chiedono l’istituzione di Presidi di Pubblica Sicurezza per garantire ambienti di lavoro sicuri;
- riforma della sanità territoriale. La mancanza di servizi diagnostici e strutture intermedie sul territorio spinge i pazienti verso gli ospedali, sovraccaricandoli ulteriormente. Una riorganizzazione capillare è essenziale per alleviare la pressione sui grandi centri ospedalieri.
Le conseguenze per i cittadini
Durante la giornata di sciopero saranno garantiti solo i servizi essenziali: pronto soccorso, interventi d’urgenza, trasporto sanitario e terapia intensiva. Tuttavia, le attività ordinarie (dalle visite ambulatoriali agli esami di routine) subiranno rallentamenti o cancellazioni.
Il malcontento tra i cittadini è crescente: liste d’attesa interminabili e servizi carenti stanno spingendo sempre più persone verso il privato, spesso a costi insostenibili. Alcuni sindacati propongono l’introduzione di rimborsi per chi si rivolge a strutture private, per evitare che la sanità diventi un lusso per pochi.
Un sistema che chiede aiuto
La crisi sanitaria italiana non è più rimandabile. Dalla riforma dei contratti al potenziamento del personale, fino alla riorganizzazione della sanità territoriale, le richieste dei professionisti sanitari riflettono esigenze concrete per garantire cure adeguate ai cittadini.
Lo sciopero del 20 novembre rappresenta un segnale forte: senza risposte adeguate da parte del governo, il sistema rischia di collassare, lasciando milioni di italiani senza un accesso dignitoso alle cure.
Riflessioni conclusive
La situazione della sanità italiana descrive un quadro complesso e preoccupante, che riflette non solo carenze strutturali, ma anche una cronica mancanza di investimenti adeguati. Nonostante i frequenti proclami politici, l’Italia continua a essere tra i Paesi europei che investono meno nel settore sanitario in proporzione al PIL. Questo divario si traduce anche in una spesa sanitaria pro capite decisamente inferiore: nel 2022, in Italia sono stati spesi 2.947 euro per ogni cittadino (corretti per il potere d’acquisto), una cifra di 586 euro inferiore alla media europea e quasi la metà di quanto investito dalla Germania, dove la spesa pro capite ha raggiunto i 5.317 euro.
Il confronto con altre nazioni evidenzia l'urgenza di rivedere le priorità di bilancio per garantire al Servizio Sanitario Nazionale risorse sufficienti a sostenere un sistema già sotto pressione. Solo attraverso una pianificazione strategica che incrementi gli investimenti e migliori l'efficienza, l’Italia potrà colmare il divario con gli altri Paesi e garantire ai propri cittadini un servizio sanitario di qualità adeguata.
Questa protesta non riguarda solo medici e infermieri, ma l’intero Paese. Il futuro della sanità pubblica è in bilico, e le decisioni prese oggi influenzeranno la qualità della vita di milioni di cittadini. Riuscirà il governo a rispondere a questa emergenza con azioni concrete?